venerdì 16 dicembre 2011

Give Me Liberty- Un Sogno Americano




Negli ultimi tempi Frank Miller ha fatto per una serie di esternazioni che hanno scosso gli appassionati di fumetti. Ne avrete sicuramente letto in giro visto il clamore che hanno suscitato ma riassumo brevemente per chi si fosse perso qualcosa: Miller è riuscito finalmente ha pubblicare la sua graphic novel Holy Terror in cui un simil-Batman combatte Al Qaeda. Miller ha definito il suo lavoro “pura propaganda” e sembra esserne fiero. L’Islam e terrorismo per Miller sono sinonimi e ciò ha riportato in auge le accuse di razzismo che gli erano state mosse per 300.

Non volendo lasciare le cose ha metà Miller ha trovato anche il modo di farsi dare del fascista. Poco tempo dopo ha pubblicato sul suo blog un infuocato post contro gli attivisti di Occupy Wall Street definendoli “zoticoni,ladri e stupratori”. Tanto per rincarare la dose accenna anche alla sua guerra personale contro l’Islam.

Scoppia il finimondo e i fan di Miller si interrogano se il loro beniamino sia totalmente impazzito. C’era sempre stato il sospetto, sin da Dark Knight Returns, che Miller non fosse proprio un liberal, sospetto che adesso è diventato certezza. Le reazioni sono andate dal lazzo (con splendide vignette come questa) sino alla condanna senza appello. Più la seconda che la prima. In taluni casi se l’opera di Miller non è stata rinnegata poco ci è mancato.

Il lato positivo, almeno per me, di tutta questa bagarre è che mi ha stimolato ad andarmi a rileggere i due fumetti più significativi per quanto riguarda il Miller politico: il già citato The Dark Knight Returns e Give Me Liberty- An American Dream. A quest’ultimo vorrei dedicare il post, poiché credo sia la più indicativa della visione del mondo di Miller (o almeno quella che era nel 1990) e soprattutto per fare un piccolo tributo ad uno dei miei fumetti preferiti.

Give Me Liberty (GML d’ora in poi) è una delle opere milleriane meno conosciute al grande pubblico e sembra che neppure la grande notorietà guadagnata negli ultimi anni da Miller lo abbia fatto conoscere fuori dal circolo chiuso degli appassionati di fumetto. Se oggi Miller appare scollegato dal mondo circostante, alfiere di idee retrograde e i suoi fumetti, sempre più stilizzati e avulsi dalla realtà, sembrano seguirlo a ruota, lo stesso non si poteva dirlo nel 1990. Miller dipingeva un futuro cupo e plumbeo che molto spesso sa quasi di profetico, in cui crimine, miseria,inquinamento e violenza politica stanno facendo a pezzi la società.

GML è la storia Martha Washington una ragazzina nera di Chicago nata e cresciuta in un enorme edificio-ghetto che vive una serie di disavventure che la portano prima in manicomio e infine ad arruolarsi in PAX , una sorta di legione straniera USA che arruola la peggiore feccia della società per schierarla nei campi di battaglia in giro per il mondo. Lì diventerà eroe di guerra ma si scontrerà anche con gli infidi giochi del potere personificati nel perfido Tenente Moretti.

GML è anche la storia di un America allo sbando in balia prima dell’ autoritario Presidente Rexall (una sintesi di Reagan e Bush Sr.) poi dell’idealista e liberale Howard Nissen che tenta di risollevare le sorti del paese scontrandosi però con la dura realtà. Intanto le strade sono presidiate da carri armati, una misteriosa polizia sanitaria fa sparire barboni e malati di mente,il Paese è stato espulso dalle Nazioni Unite e centinaia di gruppi e gruppuscoli terroristici minano l’integrità della nazione.

Con queste premesse il sottotitolo dell’opera “Un Sogno Americano” suona quasi beffardo. Forse lo è, ma non del tutto.

GML è per tanti aspetti è una filiazione ed evoluzione diretta di Dark Knight Returns (DKR). In entrambe le opere il mondo sta andando a rotoli sia materialmente (degrado urbano, miseria) che a livello etico (violenza, corruzione). Non c’è un vero è proprio turning point in cui si possa trovare la causa prima del caos, sembra invece che per Miller le cose siano destinate ad andare in merda in ogni caso.

Come in DKR i media giocano un ruolo importantissimo, specie nella prima parte della storia, essendo la nostra unica finestra sugli avvenimenti globali che investono il mondo in cui Martha vive. Come in DKR sono spesso dipinti in maniera quasi grottesca, e anche qui fiotti di satira spesso spuntano lungo il racconto, che però rimane fondamentalmente serio. È una caratteristica endemica nel Miller di quel periodo.

Ultima analogia con DKR è la struttura della storia: quattro capitoli e una sorta di movimento ascensionale. La storia inizia nel quotidiano: vicoli delle strade, la città, i villain sono la criminalità comune o le forze di polizia corrotte. Poi man mano che si procede la storia si sposta dal locale al globale. In DKR il primo capitolo sembra quasi un Giustiziere della Notte, nell’ultimo il tono è quasi mitologico, con due Dei contemporanei che si scontrano in un mondo innevato immerso in una notte perenne. GML inizia come la storia di una ragazzina in fuga e si conclude come la storia di una lotta di potere all’interno di una nazione. In ogni caso lo scontro con le autorità è inevitabile.

Fin qui le analogie. Le differenze sono ancora più lampanti.

La differenza principale sta nei protagonisti, e si ripercuote in tutta la storia. DKR è la storia di un individuo straordinario che decide di tornare nel mondo dopo un lungo esilio. Il mondo sembra aver dimenticato che esistono i giganti (come definisce Superman i supereroi ad un certo punto),le nuove guide sono gli opinionisti e gli ospiti dei talk show. Batman ritornando turba un equilibrio, provocando la reazione del Potere costituito, ma si rivelerà una guida fondamentale quando arriverà l’ora più nera. Quindi DKR è una storia di individui straordinari che risollevano le sorti della storia (eloquente il monologo di Gordon su Pearl Harbor), ma è anche vero che grande risalto viene dato all’uomo della strada, Robin, Gordon e moltissimi personaggi secondari senza nome che vengono ispirati dalle gesta di Batman ad agire per il bene comune.

In GML è diverso. Intanto la protagonista è giovane e si affaccia per la prima volta sul mondo,a differenza del Bruce Wayne sessantenne, ma soprattutto è una persona comune che viene addirittura dagli strati più bassi della società (altra differenza con Wayne). Il suo coinvolgimento negli eventi del mondo è dovuto a necessità e non ad un qualche idealismo o volontà di sconvolgere gli equilibri. È un eroina pragmatica in cerca di un riscatto per sé e per la sua comunità, senza alcuna ambizione rivoluzionaria, che se la deve vedere con intrighi spesso più grandi di lei. In questo senso si lega ad una grande tradizione cinematografica e letteraria di eroi americani. Per questo il Sogno Americano del titolo non è del tutto beffardo, anzi. Quella di Miller è una visione molto populista e forse ingenua, che ha fiducia negli individui ma non nelle istituzione che sono irrimediabilmente corrotte.

C’è da dire che Martha è un’eroina insolita per Miller. Essendo una donna viene meno un certo machismo da sempre presente nei suoi lavori ed è priva di quella sensualità da lap dance che fa spesso capolino nei lavori di Miller. Quindi è più vicina alla Robin di DKR che non alle femme fatale di Sin City.

Miller se la prende con tutte le forme di Potere Costituito,media, i militari e l’imperialismo americano (l’esercito chiamato PAX anticipa la moda delle “ missioni di pace”), l’ossessione per la salute, l’estremismo religioso, il femminismo, il razzismo, le multinazionali, i Repubblicani e i Democratici. In tutto questo mischione è difficile collocare Miller nello spettro politico conosciuto, se proprio ci teniamo, ma il tutto è eseguito con una certa dose di sarcasmo e caricaturalità che lo rende se non affascinante almeno molto divertente. È triste pensare che l’autore di questa dissacrante e acuta provocazione sia anche l’autore delle loffie provocazioni di questi giorni, neppure fosse l’ultima delle attention whore.

Tornando all’ambito più strettamente fumettistico, va ricordato lo splendido lavoro di Dave Gibbons alle matite. La sua attenzione per i dettagli e la cura con cui costruisce gli ambienti danno forma meravigliosamente all’America apocalittica immaginata da Miller e la sinergia dei due riesce a produrre una narrazione ora distesa ora frenetica. Dalla sua opera più famosa di Gibbons, Watchmen, GML mutua l’uso di una narrazione che esce dalla tavola e prende la forma di articoli di riviste, manifesti ecc … che aiutano il lettore ad esplorare il mondo in cui Martha vive.

Dopo questo lungo panegirico non posso fare altro che consigliarvi di recuperarlo, potete anche lasciar perdere i seguiti. Vale la pena di leggerlo, vuoi perché è attuale più che mai, vuoi perché è un ottima storia di fantapolitica, vuoi perché è un Miller diverso da quello di Sin City e 300. E poi perché ricorda i bei tempi in cui Miller era ancora un autore con la A maiuscola. Forse qualunquista ma ancora capace di raccontare una storia.

Per approfondire: A Place for Blod: Understanding Frank Miller Un analisi del Miller-pensiero come emerge dai suoi fumetti.


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